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Rubriche

Tutte le rubriche di Lucy sui mondi.

Amazzonia

Emanuela Evangelista

Ogni mese, da un piccolo villaggio remoto nella profondità della foresta, Emanuela Evangelista ci porterà in Amazzonia.

Una palafitta sulle rive di un fiume, affluente del Rio Negro a sua volta affluente del Rio delle Amazzoni, è l’osservatorio privilegiato da cui partiremo per esplorare la straordinaria biodiversità della maggior foresta tropicale del pianeta, le culture millenarie dei suoi popoli e le sfide ambientali che ne minacciano la sopravvivenza.

Un viaggio tra storie, tradizioni, arte e impegno per la conservazione. Affronteremo temi cruciali come la deforestazione, il cambiamento climatico, i diritti dei popoli indigeni e i loro modelli di integrazione con la foresta ma anche temi controversi come lo sviluppo urbano, la costruzione di infrastrutture e la crescita economica necessaria per milioni di persone che abitano la regione.

In pochi decenni l’Amazzonia potrebbe trasformarsi in una foresta arida, simile a una savana. Questa rubrica è un invito a scoprirla prima che scompaia, a comprenderne la complessità e a sentirsi parte di un impegno collettivo per la sua conservazione.

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L’eco dei laboratori

Sofia Belardinelli, Elisa Palazzi e Danilo Zagaria

Tre volte al mese sul sito e una sui nostri canali social, Sofia Belardinelli, Elisa Palazzi e Danilo Zagaria vi condurranno nel cuore della ricerca.

Narreremo le tante storie che emergono ogni giorno dalle principali pubblicazioni scientifiche internazionali. Riviste come «Nature», «Science» e «Lancet» non rappresentano solo osservatori privilegiati sulle frontiere della conoscenza, ma lanciano anche l’allarme sulla crisi ambientale, collegandola, attraverso l’evidenza dei dati, alle crisi sociali, alle disuguaglianze e alle ingiustizie.

L’eco dei laboratori ci porta dove la formazione del sapere è una meravigliosa avventura collettiva, alla quale possiamo partecipare anche senza indossare un camice bianco.

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Terrestri

Alessio Giacometti, Caterina Orsenigo e Riccardo Venturi

In che modo la crisi climatica sta trasformando chi siamo, i luoghi in cui viviamo e gli immaginari con cui ci orientiamo nel mondo? 

Quanto del caos cognitivo che sperimentiamo affonda le proprie radici in storie già narrate, in sogni già sognati? Il nostro pianeta cambia e ci cambia in uno spessore planetario di pochi chilometri – l’atmosfera e una piccola porzione di crosta terrestre – in cui avviene quasi tutto ciò che ci riguarda. 

Tre volte al mese e una sui nostri canali social, Alessio Giacometti, Caterina Orsenigo e Riccardo Venturi esploreranno lo spazio nel quale non possiamo non dirci terrestri.

Terrestri

Molecole di bellezza

Enrico Bucci

Avete mai sentito la dolcezza di un profumo che sembra riportarvi all’infanzia, o percepito la vibrazione sottile di una musica che vi emoziona? Oppure siete rimasti incantati dalle sfumature cangianti di un tramonto che nessuna foto riesce davvero a catturare? Queste esperienze ci colpiscono perché parlano una lingua che il nostro corpo comprende, una bellezza evidente che arriva direttamente ai sensi.

Eppure, dietro ogni emozione sensoriale si nasconde un’altra bellezza, invisibile e sorprendente: un universo molecolare vivo e dinamico, ricco di dettagli straordinari, di movimenti precisi e funzioni insospettabili. Ampliando a dismisura le capacità percettive dei nostri sensi, la scienza ci permette di svelare questo mondo nascosto, facendoci scoprire che dietro il piacere di un sapore o l’incanto di un colore si trovano molecole impegnate in processi incredibili, che determinano il funzionamento stesso della vita e la nostra percezione di essa.

Uno smisurato insieme di forme microscopiche costruisce e anima senza sosta l’intero edificio intorno a noi: forma è infatti funzione, nel mondo delle molecole. E la “piccola forma” delle molecole ha un nome latino, “formula”, che racchiude tutte le paure della scuola per tanti di noi che ne hanno fatto il simbolo dell’aridità dell’insegnamento.

Questa rubrica vuol essere un viaggio alla scoperta delle molecole, per rovesciare quella brutta impressione e scoprire le protagoniste nascoste di ciò che amiamo e sentiamo, per far emergere una bellezza nuova e più profonda, più ampia e completa di quella cui siamo abituati.

Apriamo insieme il nostro occhio scientifico, dunque, e prepariamoci ad una meraviglia di un grado nuovo, scoprendo insieme il perché, il come e il quando ad un livello nuovo e invisibile ai sensi. Non una, ma miliardi di formule che corrispondono alle molecole della bellezza.

Molecole Ok

Mandamano

Giorgio Brizio

In swahili “mandamano” significa protesta, ma è anche anche il nome della mobilitazione in cui, dall’estate del 2023, milioni di giovani kenyoti sono scesi in piazza per il loro futuro.

Rispetto alle persone che vivono nel Global South, i cittadini dei Paesi industrializzati, specie se maschi e bianchi, dispongono di molti privilegi: possono criticare apertamente il potere, fare pressione sulle istituzioni occidentali e le grandi aziende, metterle di fronte alle loro responsabilità all’interno e all’esterno dei propri confini, e nel processo multilaterale delle Nazioni Unite. Il tutto senza rischiare la pelle o il carcere. O almeno, così è stato fino a poco più di un anno fa.

La condanna di cinque attivisti climatici a cinque anni di carcere per azioni non violente nel Regno Unito, l’espulsione di portavoce del movimento per la Palestina negli Stati Uniti e in Germania, la soppressione del Pride in Ungheria e il nuovo decreto sicurezza in Italia: sono tasselli di un mosaico ormai incontrovertibile che mette in discussione il diritto di protesta.

Gli scioperi per il clima e le manifestazioni per la Palestina dimostrano che il movimento di contropotere – tanto globale quanto il modello di crescita che prova a contrastare – resiste, ma è sotto pesante attacco. Questa rubrica, grazie alla rete di solidarietà internazionale e all’esperienza del libro collettivo Per molti anni da domani (Bollati Boringhieri, 2024), racconta questo movimento e la repressione che sta subendo.

Con una storia ogni mese, “Mandamano” prova a tenere lo sguardo puntato sull’attivismo, con un focus europeo e un approccio decoloniale.

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Futuri soffici

Laura Tripaldi

Futuri soffici è una rubrica dedicata al futuro della tecnologia come non la conosciamo.

Dalla rivoluzione industriale fino ad oggi, la parola “tecnologia” è stata sinonimo di rigidi strumenti meccanici o di sistemi computazionali disincarnati.

Oggi, però, tutto questo sta cambiando. I nostri robot stanno abbandonando i loro involucri antropomorfi per somigliare sempre più invertebrati e piante. Cellule viventi e materiali artificiali si uniscono in nuove simbiosi fertili tra tecnologia e natura. Persino i nostri computer stanno abbandonando la rigidità del silicio per abbracciare la plasticità della materia biologica.

Queste e altre tecnologie emergenti si fondano su una visione della materia radicalmente nuova: non più substrato passivo e inerte dei progetti umani, ma partecipante attiva, dinamica e imprevedibile della sua stessa trasformazione.

In che modo queste tecnologie stanno trasformando la nostra relazione con la materia e le nostre visioni del futuro? Quali domande scientifiche e culturali ci invitano ad affrontare?

Attraverso l’incontro con tecnologie emergenti, con i vivaci dibattiti filosofici che le circondano, e con i linguaggi artistici contemporanei, Futuri soffici racconta come la vitalità della materia può sovvertire le nostre aspettative e creare nuovi mondi.

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Uroboro

Agnese Codignola

La più antica raffigurazione di un uroboro è quella scoperta nel sarcofago di Tutankhamon (1.300 a.C.). I due serpenti che si mordono la coda, costituendo un cerchio perfetto, rappresentano il dio Mehen, Colui che è arrotolato, protettore della barca solare. E simboleggiano la vita come sintesi di opposti, come succedersi di cicli, tra morte e rigenerazione, acqua e terra, giovinezza e vecchiaia.

Da allora, nelle sue numerose declinazioni, l’uroboro è comparso nelle civiltà più diverse, dai norreni agli alchimisti, dai Greci a Nietzsche, e ha ispirato scienziati come Friedrick August Kelulé, lo scopritore della struttura esagonale del benzene: l’idea della connessione tra tutto ciò che vive è sempre stata con noi, fino a diventare un archetipo.

La scienza lo racconta ogni giorno, anche se solo di recente è tornata a una visione più multidimensionale, che considera ogni ricerca anche in relazione a tutte le altre, e che tiene presente le sfumature politiche e culturali che la arrotolano, sia influenzandola che essendone influenzate.

Oggi la chiamiamo anche One Health, termine riduttivo che, tuttavia, sintetizza perché, per esempio, vendere carne di pipistrello a Wuhan possa provocare una pandemia da quasi cinque milioni di morti. Perché i farmaci che potrebbero fermarla siano studiati nella stazione spaziale internazionale, ma anche nelle foreste amazzoniche. Perché la candeggina sia un veleno, e non una cura. E perché dovremmo ricordare le pandemie della storia, per capire quelle di domani.

Di questo parleremo, una volta al mese: di quale coda morda la scienza, del perché lo faccia, di come ci sia arrivata, e di quali conseguenze comporti quel suo moto circolare.
Chiedendolo anche a Mehen.

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