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Paolo Ferri
Le promesse marziane di Elon Musk sono irrealizzabili

Le Promesse Marziane Di Elon Musk Sono Irrealizzabili Ferri
politica Scienza spazio

La tecnologia è insufficiente, gli astronauti sono a rischio. Allora perché l'uomo più ricco del mondo si è impegnato a sbarcare su Marte entro il 2025?

Marte, per noi umani, è da sempre un’ossessione. Un pianeta speciale, con il suo colore rosso, che lo distingue così prepotentemente dagli altri e che fin dall’antichità lo accostò agli dèi del fuoco e della guerra. Per millenni fu la bestia nera dei cosmologi, da Aristotele a Tolomeo fino a Copernico, perché i suoi movimenti nel cielo non si adattavano ai loro complicati modelli, basati su sfere e cerchi perfetti. Finché Keplero, nel 1600, vinse la sua “guerra personale con il dio della guerra”, spiegando che la causa di queste deviazioni è la forma ellittica allungata, e non circolare, dell’orbita di Marte attorno al Sole. Poi, nell’era del telescopio, toccò proprio a Marte, attraverso le prime mappe della sua superficie disegnate da Giovanni Schiaparelli nel 1877 e al conseguente equivoco sui famosi “canali”, a far nascere il mito degli extraterrestri, i marziani, appunto. 

All’inizio dell’era spaziale, negli anni Settanta del secolo scorso, Marte fu uno dei primi obiettivi delle sonde interplanetarie, ma si mostrò subito molto ostico. Infatti il Pianeta rosso sarà anche il nostro vicino, ma dista varie decine di milioni di chilometri dalla Terra. Per arrivarci, una sonda spaziale impiega almeno sette-otto mesi, un lungo viaggio nel vuoto ostile dello spazio interplanetario. Servono razzi potentissimi per raggiungere la velocità necessaria a sfuggire alla forza di gravità terrestre; i veicoli spaziali devono essere costruiti con tecnologie e materiali speciali e il loro volo controllato via radio dalla Terra con antenne enormi. Atterrare su Marte poi è ancora più difficile e rischioso. Oltre la metà delle missioni spaziali inviate finora verso il Pianeta rosso sono fallite.

Negli ultimi decenni la tecnologia spaziale è migliorata molto e abbiamo anche accumulato esperienza. Ma per quanto riguarda l’invio di astronauti su Marte le difficoltà sono ancora in gran parte irrisolte. Tanto per cominciare, per trasportare esseri umani e i sistemi necessari alla loro sopravvivenza serve un’astronave enorme e molto pesante, e quindi anche una quantità spaventosa di propellente. Poi bisogna pensare al propellente per il viaggio di ritorno: impensabile portarlo con sé dalla Terra, va prodotto in loco una volta atterrati su Marte usandone le risorse del suolo. Per cui bisogna preventivamente installare su Marte l’infrastruttura necessaria. Grandi astronavi, missioni preparatorie, viaggi della durata di due o tre anni. La tecnologia necessaria per realizzare tutto questo è ancora immatura e da verificare. E poi il costo di una tale impresa è al di là di qualsiasi budget spaziale immaginabile anche per super-potenze come USA o Cina. Per questo fino a oggi nessun governo o agenzia spaziale ha mai osato pianificare seriamente un programma per mandare esseri umani su Marte.

Nel frattempo è arrivato Elon Musk. Il miliardario sudafricano ha fondato nel 2002 la sua azienda spaziale, SpaceX, che poi, sfruttando abilmente i generosi finanziamenti pubblici della presidenza Obama per la privatizzazione dei servizi di lancio spaziali, si è rapidamente sviluppata. Ora, il Signor Musk ha sempre dichiarato come suo obiettivo finale di voler “rendere multiplanetaria la specie umana”, cioè portare l’Umanità a vivere su altri pianeti. E chiaramente anche per lui il primo passo è arrivare su Marte. Nel 2015 ho assistito a una presentazione di Musk al Congresso Internazionale di Astronautica, che quell’anno si teneva a Gerusalemme. Davanti a oltre tremila esperti mondiali di spazio, Musk presentò il suo piano per il futuro: un super-razzo (che oggi si chiama Starship) che avrebbe portato cento passeggeri su Marte entro il 2025. Naturalmente nessuno dei presenti diede credito a questo piano fantasioso. Ciononostante una parte del pubblico rimase affascinata, entusiasta di avere finalmente incontrato qualcuno che osava “pensare in grande”.

“Per realizzare il suo sogno di inviare astronauti su Marte a Musk manca ancora praticamente tutto”.

Sono passati dieci anni da quel giorno a Gerusalemme, e per ora di viaggi di astronauti verso Marte non ne abbiamo visti. Però intanto il mondo dello spazio, anche a seguito dei successi di Musk, è molto cambiato. Oggi SpaceX domina il mercato dei lanci spaziali con il suo razzo più piccolo, Falcon 9, e sta realizzando una mega-costellazione di migliaia di satelliti in orbita terrestre bassa, rivoluzionando così anche il mondo delle comunicazioni satellitari. Musk è poi diventato un personaggio pubblico, con grande influenza nella politica americana e anche in quella di altri Paesi.

Ma il suo obiettivo di portare esseri umani su Marte è rimasto immutato, e ancora oggi dice che lo farà entro la fine di questo decennio. Per farlo dovrà lanciare una lunga serie di Starship, ma lo sviluppo del nuovo super-razzo sta incontrando difficoltà e ritardi che cominciano a preoccupare anche i suoi più ottimisti sostenitori: in due anni dal primo lancio si sono succeduti ben otto tentativi che, nonostante qualche successo parziale, non hanno ancora nemmeno raggiunto l’obiettivo minimo dell’entrata in orbita terrestre. 

Insomma, per realizzare il suo sogno di inviare astronauti su Marte a Musk manca ancora praticamente tutto. Non solo Starship non ha ancora completato nemmeno un volo orbitale, ma non ha nemmeno potuto verificare in volo molti altri aspetti fondamentali: il lungo viaggio verso Marte; l’atterraggio e il decollo dalla sua superficie; un volo con astronauti a bordo; il rifornimento di propellente in orbita; lo sviluppo e trasporto di una fabbrica di propellente che funzioni sulla superficie di Marte. Tutte queste cose sono forse realizzabili sulla carta, ma richiedono tempi di sviluppo e soprattutto di prova e verifica assolutamente incompatibili con le date dichiarate da Musk. Per non parlare dei costi esorbitanti, difficili da sostenere anche per un super-miliardario, seppure pesantemente appoggiato e finanziato dal governo americano.

Anche ammesso che Musk riesca nei prossimi anni a risolvere i suoi attuali problemi tecnici e a sviluppare e verificare tutte le tecnologie necessarie per realizzare davvero il piano di inviare un’astronave con esseri umani su Marte, resta comunque il problema della sopravvivenza degli astronauti durante il lungo viaggio. I rischi per la salute degli astronauti di una missione verso Marte derivano principalmente da tre fattori: l’esposizione alle radiazioni spaziali, l’assenza percepita di forza di gravità (la cosiddetta microgravità) e la possibilità di sviluppare patologie gravi che richiedano urgenti cure ospedaliere o chirurgiche.

“Con la tecnologia attuale i rischi per la salute degli astronauti non sono ancora gestibili”.

Questi rischi sono difficili da valutare con precisione, ma l’opinione comune degli scienziati è che siano ancora ben oltre la soglia massima di accettabilità. Per quanto riguarda le radiazioni, senza protezioni speciali la dose accumulata dagli astronauti durante il lungo viaggio marziano raggiungerebbe livelli letali. E le soluzioni per ridurre tale dose implicano schermature che aumenterebbero il peso e le dimensioni dell’astronave in modo impraticabile. Anche la lunga esposizione alla microgravità causa danni permanenti alla struttura ossea e ad altri apparati fisiologici umani. Per ridurli bisognerebbe dotare l’astronave di una centrifuga per sottoporre gli astronauti a gravità artificiale. Anche questa una soluzione teoricamente realizzabile, ma che aumenterebbe la complessità, le dimensioni e il peso dell’astronave, rendendola ancora più difficile da costruire e lanciare verso Marte. Per quanto riguarda invece i rischi di sviluppare una patologia imprevista che richieda cure ospedaliere o chirurgiche, oggi non esiste ancora nessuna tecnica diagnostica che garantisca che una persona perfettamente sana non sviluppi gravi malattie entro due o tre anni.

Insomma, con la tecnologia attuale i rischi per la salute degli astronauti non sono ancora gestibili. Per sperare un giorno di poter inviare esseri umani su Marte senza sacrificarne la salute e la vita sono immaginabili solo due possibilità: o si compiono progressi enormi nella scienza medica (protezione dalle radiazioni, comprensione dei processi fisiologici in microgravità, diagnostica a lungo termine), oppure si trova un nuovo metodo di propulsione che riduca la durata del viaggio da due-tre anni a qualche mese soltanto. Data la complessità di tutti questi problemi, non è pensabile che li si possa risolvere nei prossimi anni, anzi io credo che si debba ragionare in termini di decenni. Sempre ammesso che nel frattempo si verifichino le condizioni politiche adatte a garantire sul lungo periodo i colossali finanziamenti pubblici necessari alla ricerca medica e tecnologica in questi settori. 

Ma se il sogno di inviare esseri umani su Marte è irrealizzabile e tale resterà ancora per molto tempo, perché Musk si ostina a perseguirlo e a presentarlo come fosse a portata di mano? È possibile che sia davvero convinto che i suoi ingegneri supereranno presto tutte le difficoltà? O forse vuole solo mantenere vivo il sogno, stimolando così progressi tecnologici che un giorno, anche se lontano, ci permetteranno di realizzarlo? Magari, più realisticamente, vuole solo mantenere il più a lungo possibile il flusso di fondi pubblici verso la sua azienda, così da continuare lo sviluppo di Starship, un razzo che potrà poi vendere per altri obiettivi più “terrestri” e redditizi.

Ciò che è certo è che i proclami di Musk si scontreranno prima o poi con la dura realtà dell’esplorazione spaziale. E chi spera di vedere un giorno esseri umani che camminano sulla superficie del Pianeta rosso dovrà armarsi di molta, molta pazienza.

Paolo Ferri

Paolo Ferri è un fisico che ha lavorato per quasi quarant’anni per l’Agenzia spaziale europea (ESA) a Darmstadt, in Germania. È stato a capo del dipartimento di operazioni spaziali dell’Agenzia e responsabile di varie missioni, tra cui Rosetta, Mars Express e ExoMars. È stato il primo italiano a essere introdotto nella Hall of Fame della International Astronautical Federation. Il suo ultimo libro è Volare oltre il cielo (Raffaello Cortina Editore, 2025).

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