Dagli anni '70 a oggi l'esplorazione spaziale cinese ha fatto enormi progressi: ha vinto la competizione con l'UE e sta per superare gli USA, che però vogliono mantenere la propria supremazia, anche a costo di una devastante guerra stellare.
La Cina è entrata nell’era spaziale già nel 1970, con il lancio del suo primo satellite artificiale, il Dong Fang Hong 1. Ma per molti anni i suoi progressi sono stati piuttosto lenti, e soprattutto subordinati alla tecnologia che le veniva “prestata” dall’URSS. La vera svolta è avvenuta col nuovo millennio, quando il governo cinese decise di investire pesantemente nella scienza e nella tecnologia, coinvolgendo tutti i settori della società, tra i quali anche quello spaziale. La prima missione scientifica, Double Star, lanciata nel 2003, fu condotta in cooperazione con l’ESA, e questa cooperazione continuò poi in altri settori, come il programma lunare cinese, Chang’e. Noi dell’ESOC, il centro operativo dell’ESA, stabilimmo un accordo quadro con l’agenzia spaziale cinese per fornire supporto reciproco con le stazioni di terra alle missioni spaziali. Fu così che le nostre antenne seguirono praticamente tutte le missioni lunari cinesi, dalla prima missione orbitale nel 2007, al primo allunaggio, alle missioni che hanno riportato campioni lunari sulla Terra, nel 2020 e nel 2024.
Come responsabile della rete di stazioni dell’ESA, ho potuto seguire da vicino gli sviluppi del programma Chang’e, che è molto rappresentativo di come i cinesi lavorano quando affrontano un nuovo campo della tecnologia: ogni missione aggiungeva un piccolo passo, una nuova tecnica, una nuova sfida. Niente balzi esagerati, tutto veniva costruito sulle basi solide verificate nelle missioni precedenti. E ad ogni missione costruivano nuove antenne sulla Terra, riducendo gradualmente il supporto richiesto alle nostre antenne. Un altro esempio caratteristico dell’approccio cinese fu la costruzione della loro prima antenna per lo spazio profondo al di fuori della Cina. Noi europei avevamo passato due anni a cercare il luogo appropriato – anni di lunghi e costosi studi di fattibilità sul terreno, sulla visibilità, le condizioni meteorologiche, le interferenze radio – per costruire la nostra terza antenna in Argentina. I cinesi decisero fin dall’inizio di costruire l’antenna il più possibile vicino al sito che avevamo così meticolosamente selezionato noi, risparmiandosi tutto il lavoro preliminare.
È stato grazie a questo atteggiamento pragmatico, unito naturalmente alla potenza dei fondi messi a disposizione dal governo, che la Cina ha potuto colmare così rapidamente il divario che si era creato nei primi quarant’anni di era spaziale tra la sua tecnologia e quella occidentale. I suoi progressi negli ultimi due decenni sono stati davvero impressionanti. Oggi si può dire che la Cina abbia raggiunto le grandi potenze tradizionali, USA, Europa e Russia, in quasi tutti i settori della tecnologia spaziale. A cominciare dal volo umano, con razzi, capsule e una stazione spaziale permanente in orbita terrestre bassa, equivalente alla nostra Stazione Spaziale Internazionale. Il programma cinese di osservazione della Terra è paragonabile a quello europeo e decisamente superiore a quello americano. Nel campo dei lanciatori la Cina possiede una famiglia di razzi tradizionali, i Lunga Marcia, affidabili e flessibili, che coprono tutte le necessità di accesso allo spazio, per satelliti di ogni dimensione e per il trasporto di astronauti. Recentemente il governo cinese ha anche stimolato, seguendo l’esempio degli USA e anticipando l’Europa, iniziative private che stanno sviluppando lanciatori commerciali, alcuni dei quali riutilizzabili. Il sistema cinese di navigazione satellitare, Beidou, non ha niente da invidiare al GPS americano o al Galileo europeo. Anzi, è ritenuto più resistente a eventuali guasti o attacchi esterni, dato che utilizza un numero maggiore di satelliti e di stazioni di terra, ed è integrato con un solido sistema terrestre. Anche nel settore delle mega-costellazioni di satelliti per telecomunicazioni in orbita bassa la Cina sta creando le sue, recuperando così sugli USA, e posizionandosi in vantaggio rispetto a Europa e Russia.
Ci sono poi settori in cui la Cina è già decisamente davanti a tutti, come quello già menzionato dell’esplorazione lunare. Infatti, mentre la Cina negli ultimi due decenni ha inanellato una serie incredibile di successi con il programma Chang’e, gli USA non atterrano più sulla Luna dal 1972, e oggi si affidano, per recuperare il terreno perduto, a una serie di missioni commerciali che fino ad ora hanno segnato più fallimenti che successi. E l’Europa non ha nemmeno cominciato a puntare alla Luna, se non come partner minore degli USA.
Sempre seguendo la strategia dei progressi graduali, la Cina ha usato l’esperienza delle missioni lunari per preparare il suo prossimo obiettivo, Marte. Questo le ha permesso di centrare in un colpo solo, con la missione Tianwen-1, tutti gli obiettivi essenziali: entrata in orbita marziana, atterraggio e mobilità sulla superficie. Nessuno era mai riuscito prima ad atterrare su Marte al primo tentativo, e mentre gli USA hanno avuto numerosi successi negli ultimi vent’anni, noi europei dobbiamo ancora riuscirci dopo due tentativi falliti. Nel campo dell’esplorazione interplanetaria, infine, i cinesi sono solo agli inizi, rispetto a USA e Europa, ma stanno recuperando, con una missione, Tianwen-2, appena partita verso un asteroide e un’altra, Tianwen-4, prevista verso i pianeti giganti. Un piano a lungo termine pubblicato alla fine dell’anno scorso ha posto come obiettivo dichiarato per la Cina di diventare leader globale nella scienza e tecnologia spaziale entro il 2050. Di questo passo non mi sorprenderebbe se ci arrivassero anche prima.
Oggi gli USA, sorpresi dalla rapidità dei progressi cinesi, temono fortemente per la loro supremazia spaziale, faticosamente conquistata quando l’avversario era solo l’URSS. È evidente che la Cina ha ormai superato da molto tempo una Russia in declino, ed è diventata il vero e unico rivale degli USA anche in campo spaziale. Sul piano del prestigio la competizione si svolge oggi su due fronti: la Luna e Marte. Per quanto riguarda la prima, gli USA, avendo già perso sul piano delle missioni robotiche, hanno cercato di spostare la gara sul volo umano, lanciando un ambizioso programma di ritorno alla Luna, Artemis. Ma anche qui le cose non sembrano andare nella direzione sperata. Il programma sta incontrando difficoltà tecniche e finanziarie, senza contare la recente confusione creata dal cambio di presidente, che ha destabilizzato tutti i piani della NASA. Per ora l’obiettivo di riportare astronauti americani a camminare sul suolo lunare, inizialmente dichiarato per il 2024, si è nel frattempo spostato al 2027, ma pochi credono che questa data sia verosimile. Invece da parte cinese il piano di portare “taikonauti” sulla Luna sembra procedere senza intoppi, con l’obiettivo dichiarato di completarlo prima della fine di questo decennio.
Per quanto riguarda Marte, mentre l’idea di portarvi a breve degli esseri umani è per ora concreta solo nella mente e nelle dichiarazioni di Elon Musk, la NASA persegue da anni l’obiettivo, ambizioso ma fattibile, di riportare sulla Terra campioni di suolo marziano, da realizzare con tre missioni robotiche in cooperazione con l’ESA. Ma anche questo programma, già in avanzata fase di realizzazione, sta incontrando problemi tecnici e una crescita spaventosa dei costi, al punto che recentemente il governo USA ha proposto di cancellarlo del tutto. Da parte loro invece i cinesi pianificano di inviare due missioni robotiche su Marte nel 2028, per riportare campioni di suolo marziano sulla Terra all’inizio del prossimo decennio. Grazie all’esperienza acquisita negli ultimi anni, sono convinto che il piano cinese sia non solo realizzabile nei tempi annunciati, ma che abbia anche grandi probabilità di successo.
Insomma gli USA rischiano di subire dalla Cina due sconfitte molto pesanti. Conoscendo gli americani, sono sicuro che non staranno con le mani in mano ad aspettare che succeda. Purtroppo però fino ad oggi la loro strategia sembra tesa a danneggiare e rallentare l’avversario, piuttosto che a superare le proprie difficoltà e ad accelerare i propri progressi. Le mosse vanno dai divieti alle industrie americane di collaborare con la Cina, agli ostacoli alle industrie europee che vogliano fare altrettanto, fino al divieto imposto ai Paesi occidentali di cooperare a livello governativo con la Cina. Un tentativo a mio parere destinato a fallire, dato che provoca più danni a se stessi e ai Paesi “amici” che ai cinesi, i quali anzi approfittano di questi ostacoli per rafforzare la loro indipendenza dalla tecnologia occidentale.
Insomma, mentre la competizione spaziale del secolo scorso tra USA e URSS aveva stimolato una rivalità fertile dalla quale è nata e si è sviluppata la tecnologia spaziale che oggi tutti noi utilizziamo quotidianamente, quella attuale tra USA e Cina si sta trasformando in un conflitto dannoso e potenzialmente distruttivo. E questa è una tendenza allarmante, soprattutto in un’epoca in cui la militarizzazione dello spazio sta diventando prioritaria a livello mondiale. Gli USA dominano da sempre questo settore, e rimangono di gran lunga la potenza che investe maggiormente nei satelliti militari e nelle loro applicazioni belliche. Oggi però, a seguito dei rapidi progressi cinesi in tutti i settori tecnologici, gli USA temono di perdere anche la loro supremazia militare. Il risultato è un’accelerazione della militarizzazione dello spazio da parte di entrambi.
La nostra società, la nostra vita di tutti i giorni, è ormai totalmente dipendente dall’infrastruttura spaziale civile: telecomunicazioni, navigazione, meteorologia, osservazione della Terra. Una guerra nello spazio avrebbe conseguenze disastrose e di lunghissima durata per tutti noi abitanti di questo povero pianeta. Ma con la Cina sulla corsia di sorpasso, e gli USA determinati a evitare di perdere la loro supremazia, questo scenario devastante sta diventando sempre più realistico.