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Enrico Bucci
Il profumo del bosco. Seconda parte: il suolo

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biologia chimica natura

Dietro all'odore familiare della terra bagnata dopo la pioggia si nasconde il segreto dell'equilibrio invisibile del sottobosco.

Passeggiamo nel nostro bosco, e sappiamo che molti dei profumi più dolci e degli odori migliori sono terpeni. Ma il nostro naso annusa non solo terpeni, i protagonisti della puntata precedente: c’è per esempio nei boschi e nei campi quell’altro profumo, quello della terra bagnata dopo la pioggia, di funghi e di muffa. Così familiare, così evocativo. Cos’è?

La voce del suolo: il mistero della geosmina

Quel profumo è causato dalla geosmina, una piccola molecola prodotta da batteri del suolo, in particolare del genere Streptomyces.  Questa molecola, come vedete, ha una forma curiosa: quella di due anellini esagonali, uniti fra loro, con tre “pendagli”. Questa forma così curiosa, naturalmente, va a stimolare certi recettori molto specifici del nostro naso – solo quelli che ad essa sono complementari per forma; ecco perché il suo odore è così specifico e particolare, e non può confondersi con altri.

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La geosmina ha un valore ecologico importante: attrae piccoli artropodi, come i collemboli, che si nutrono dei batteri e ne disperdono le spore, in un sorprendente esempio di mutua utilità tra microrganismi e invertebrati.

Inoltre, alcuni studi mostrano che la geosmina può respingere organismi microbivori, come i microscopici vermi nematodi, proteggendo così le colonie batteriche da un consumo eccessivo. Il suolo non è silenzioso: parla con molecole che attraggono o respingono, regolando l’equilibrio invisibile del sottobosco.

I fenoli: sentinelle chimiche della difesa

E poi, ci sono loro: i composti fenolici. Presenti in radici, foglie e cortecce, sono responsabili di odori amari, astringenti, talvolta speziati. Sono molecole difensive per eccellenza: hanno proprietà antimicrobiche, antiossidanti e anti-erbivore.

Come abbiamo visto per l’isoprene nel caso dei terpeni, anche per i fenoli esiste un mattoncino che li compone tutti, cioè una struttura di base che fa da “scheletro” per ogni specifico fenolo.

È un anello esagonale con un pendaglio, illustrato dalla figura qui sotto.

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A differenza dei terpeni, solo alcuni fenoli sono volatili, e quelli sono in grado di colpire il nostro olfatto; ma tutti hanno comunque una funzione rilevantissima per il bosco. 

Quando una pianta viene attaccata da un patogeno o da un insetto, infatti, spesso aumenta la produzione di fenoli: tannini, acidi fenolici, flavonoidi, stilbeni. Alcuni rafforzano le pareti cellulari, altri inibiscono enzimi digestivi degli erbivori. Sono armi chimiche, raffinate e versatili, che agiscono anche come segnali per attivare la risposta immunitaria sistemica.

Fra i principali fenoli volatili che percepiamo ci sono composti come il guaiacolo (2-metossifenolo), che ha un odore caratteristico di affumicato o legnoso, molto comune nelle foreste soprattutto in presenza di legno che si decompone lentamente. Un altro composto importante è l’eugenolo (4-allil-2-metossifenolo), dal profumo speziato che ricorda i chiodi di garofano; spesso si trova naturalmente in piccole quantità nelle cortecce, nei fiori o nelle resine di certe piante.

Un altro fenolo volatile tipico degli ambienti forestali è il cresolo (metilfenolo), che ha un odore medicinale e penetrante, anche se meno gradevole rispetto ad altri fenoli aromatici. Deriva generalmente dalla decomposizione di materiale vegetale, specialmente da corteccia e legno. L’isoeugenolo, variante chimica dell’eugenolo, presenta anch’esso una nota speziata-legnosa ed è prodotto da varie specie vegetali come parte dei loro oli essenziali.

Nei boschi di conifere, è frequente incontrare piccole quantità di vanillina, un composto fenolico dal delicato odore dolce e vanigliato, prodotto dalla lenta decomposizione del legno o presente naturalmente nella resina di alcuni alberi. In particolare, la vanillina si può formare durante il decadimento della lignina, che costituisce gran parte del materiale strutturale delle piante arboree.
Anche il siringolo (2,6-dimetossifenolo) è un composto fenolico volatile associato a odori affumicati o dolcemente legnosi, spesso prodotto nelle fasi avanzate della degradazione del legno.

Questi composti fenolici si combinano frequentemente con i più abbondanti terpeni (come il pinene, il limonene o il mircene) per creare l’insieme complesso e caratteristico dei profumi del bosco. Il risultato finale è il tipico aroma legnoso, speziato, terroso e a volte dolcemente aromatico dei boschi, specialmente di conifere.

Ma come i terpeni, i fenoli volatili che annusiamo non si limitano soltanto a regalarci profumi suggestivi: svolgono ruoli ecologici vitali, in una rete intricata di interazioni chimiche che sostengono la salute del bosco. Molti di questi composti, come l’eugenolo e il guaiacolo, presentano potenti proprietà antimicrobiche, che proteggono le piante contro funghi e batteri patogeni. Sono autentiche barriere chimiche, invisibili ma efficaci, che difendono foglie e tronchi da infezioni potenzialmente devastanti.


Anche i fenoli volatili funzionano da deterrenti naturali contro gli erbivori. Quando una pianta subisce danni da parte di insetti, emette rapidamente composti aromatici per scoraggiare ulteriori attacchi. L’eugenolo, ad esempio, agisce come potente repellente, spingendo insetti affamati a cercare altrove la loro cena vegetale. Al solito, queste stesse molecole possono diventare messaggeri chimici di grande importanza: quando una pianta è sotto attacco, invia nell’aria segnali volatili d’allarme, avvisando così le piante vicine. Composti fenolici come il salicilato di metile sono veri e propri SOS chimici che stimolano le difese delle piante vicine, anticipando attacchi futuri.

Ancor più sorprendente è il fatto che alcuni fenoli aromatici possano avere contemporaneamente un effetto opposto, attirando insetti utili alle piante. Api specializzate, come quelle euglossine delle foreste tropicali, sono irresistibilmente attratte da eugenolo e vanillina, profumi che utilizzano nei loro elaborati rituali di corteggiamento. 

Infine, quando il legno cade e si decompone lentamente sul terreno, composti aromatici come guaiacolo e siringolo segnalano agli organismi decompositori la presenza di un prezioso tesoro nutrizionale. Queste molecole aromatiche guidano insetti saprofagi, funghi e batteri verso la materia organica, accelerando la decomposizione e favorendo il riciclo dei nutrienti vitali per l’intero ecosistema forestale.

E così, gli odori della nostra passeggiata sono molto di più di quel che di solito crediamo: sotto la bellezza olfattiva che percepiamo, c’è un mondo di segnali, una rete di scambio fra organismi diversissimi che anima la vita del bosco.

Eppure, c’è di più; ma per scoprirlo, dobbiamo connettere la piccolissima scala molecolare a quella planetaria, in un incredibile comunicazione fra livelli e dimensioni apparentemente lontanissimi.

Lo scopriremo nella prossima puntata del nostro viaggio.

Enrico Bucci

Enrico Bucci, Ph.D. in Biochimica e Biologia molecolare (2001), è stato ricercatore presso l’istituto IBB (CNR) fino al 2014. Dal 2006 al 2008 ha diretto il gruppo R&D al Bioindustry Park del Canavese. Nel 2016 ha fondato Resis Srl, azienda dedicata alla promozione dell’integrità della ricerca scientifica pubblica e privata. È professore aggiunto alla Temple University di Philadelphia presso il dipartimento di Biologia. È consulente per l’integrità nella ricerca scientifica per diverse istituzioni pubbliche e private, sia in Italia che all’estero.
Il suo lavoro nel campo dell’integrità scientifica è apparso su diverse riviste nazionali e internazionali, inclusa Nature ed è stato premiato a Washington nel 2017 con il “Giovan Giacomo Giordano NIAF Award for Ethics and Creativity in Medical Research”. È autore di oltre 100 articoli scientifici su riviste peer reviewed, di alcuni libri divulgativi e di una rubrica quotidiana di divulgazione su «Il Foglio».

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